No alla buona scuola di Renzi e Giannini!


Si avvicina il 15 novembre, data indicata dal governo come termine ultimo della consultazione su “La buona scuola”, un percorso iniziato a settembre che si concluderà con un incontro ufficiale a Matera alla presenza del ministro Giannini.

Si tratta di un rapporto di 136 pagine presentato on line e largamente pubblicizzato dai media, un piano che prevede modifiche sostanziali al mondo della istruzione pubblica, toccando anche materie contrattuali come la questione degli scatti di anzianità degli insegnanti. Viene previsto, infatti, di abolirli per introdurre un sistema di differenziazione salariale in base a “competenze” che vengono assegnate ad una percentuale prestabilita, il 66% in ogni scuola di insegnanti meritevoli, cioè che possono accedere a tale forma di valutazione non ben definita, a fronte di una restante parte di “non meritevoli”.

Basterebbe solo questo fatto a suscitare viva preoccupazione in tutti coloro che hanno a cuore la scuola pubblica e che si rendono conto di come questa idea non sia proprio nuova (una ipotesi simile fu proposta dall’ex ministro Brunetta) e come tutto ciò serva, in realtà, a mascherare la volontà di tagliare ulteriori quote di salario, ma con la preoccupante conseguenza di andare a colpire ciò che resta del sistema cooperativo nella scuola italiana, l’unica metodologia efficace per avere un insegnamento di qualità. Per fare un esempio molto pratico: cosa accadrebbe infatti se ogni insegnante fosse indotto ad entrare in competizione con i propri colleghi per ottenere un aumento salariale? Si pensa forse ad un modello di docente che tenga nascoste le conoscenze acquisite, le esperienze, gli approfondimenti per evitare che altri insegnanti possano “rubargli” le idee?

E’ proprio questa idea della trasformazione del sapere in una merce, da conservare gelosamente come fosse una proprietà privata, la cosa più aberrante contenuta in tale proposta.

Ma vi sono molte altre criticità, tra le quali spicca la mancanza di ogni riferimento agli articoli della Costituzione, così come manca qualsiasi riferimento al personale ATA, come se tali figure non fossero importanti per la scuola e la crescita di ogni alunno.

Inoltre, si prevede: di aprire la scuola al mondo del lavoro prevedendo l’estensione dell’obbligo di svolgere ore nelle aziende, senza essere minimamente retribuiti, anche agli studenti dei tecnici (ora lo è solo per gli studenti dei professionali), l’aumento del potere del dirigente scolastico (addirittura fino al potere di scegliere ed assumere i “propri” docenti) e la trasformazione degli organi collegiali in consigli di amministrazione di stampo aziendale (anche questa una idea copiata dai precedenti governi di centrodestra, vedi legge Aprea) . Certo ne “La buona scuola” c’è anche l’aspetto positivo dell’assunzione del personale precario, ma su questo punto va detto che ciò rappresenta quasi un obbligo per il Governo, visto che maggiore sarebbe l’onere di una multa a fronte di una ormai imminente sentenza della Corte di giustizia europea e che non possiamo accettare tale fatto, (una norma di civiltà dovuta perchè sana una vergogna del nostro Paese), come una concessione in cambio della quale i docenti e tutto il mondo della scuola pubblica dovrebbero accettare ulteriori sacrifici.

Per tutti questi motivi, l’operazione governativa sulla scuola suscita la nostra viva preoccupazione e ne vediamo anche i punti di collegamento con le politiche sul lavoro attualmente in discussione, il cosiddetto “jobs act” che prevede la cancellazione dei diritti, colpisce il contratto nazionale ed aumenta la precarietà. Perciò ci sembra necessario ed urgente unirsi in una mobilitazione comune per una diversa idea di scuola e di società. Le mobilitazioni di queste settimane, la straordinaria manifestazione della Cgil del 25 ottobre, che ha visto un milione di persone a Roma e le prossime iniziative come lo sciopero e la manifestazione della Fiom prevista per il 14 novembre, e le iniziative del sindacalismo di base previste per la stessa giornata, devono rappresentare tappe di un percorso verso lo sciopero generale, che faccia crescere l’opposizione e l’alternativa dal basso a queste politiche antipopolari.


Claudia Rancati
dipartimento scuola PRC Vicenza

Manifesto del Partito Comunista

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