Il diktat di Sacconi: vietare gli scioperi

Tra gli innumerevoli attacchi del governo, non poteva certo mancare quello al diritto di sciopero: ieri il ministro del Welfare Maurizio Sacconi ha spiegato che si provvederà presto, con un apposito disegno di legge delega che «regolerà» le astensioni dal lavoro nei servizi pubblici. Chi sciopererà verrà schedato dall'amministrazione di cui è dipendente, sanzionato dalla prefettura, indotto a sostituire la piazza con un semplice fazzoletto al braccio. In pratica, sarà vietato scioperare. E non basta: viene soppresso un diritto garantito dalla Costituzione, quello di poter protestare individualmente. Per proclamare uno sciopero, bisognerà passare attraverso un referendum a maggioranza. «E' un golpe bianco - commenta Carlo Podda, Fp Cgil - E' la violazione palese di un diritto costituzionale, e segnalo che queste misure vengono minacciate quando i lavoratori della scuola e del pubblico impiego si preparano a scendere in piazza».
La riforma, ha spiegato Sacconi, intende «prevenire il conflitto attraverso forme di conciliazione e arbitrato», mira a rendere «obbligatorio un referendum consultivo preventivo e rendere anche obbligatoria l'adesione individuale allo sciopero dei singoli lavoratori, in modo che gli utenti siano informati circa il livello di adesione allo sciopero». Il ddl intende disciplinare anche la revoca dello sciopero, «perché strumentalmente troppo spesso si annunciano scioperi che poi si revocano all'ultimo minuto facendo in modo che il danno è stato fatto senza pagare il pegno della perdita del salario». La revoca dello sciopero, quindi, «deve essere adeguatamente anticipata per poter evitare la trattenuta, tranne nel caso si faccia, anche all'ultimo momento, un accordo che risolva in via definitiva il problema, non una semplice solo timida intenzione di miglior dialogo». Il governo - ha continuato Sacconi - vuole anche «intervenire sull'esigenza della rarefazione: cioè deve essere più robusto e garantito l'intervallo tra uno sciopero e l'altro, nel senso che pur agendo diversi soggetti, l'intervallo deve essere comunque garantito in modo che ci sia un congruo periodo in cui non ci sono attività di interruzione del servizio».
Secondo il ministro, poi, «bisogna favorire lo sciopero virtuale che si può fare con un fazzoletto al braccio, in modo che io sono in stato di agitazione, perdo il salario però il datore di lavoro paga una cifra congrua per ogni lavoratore che si astiene virtualmente dal lavoro». In sostanza, ha spiegato Sacconi, «la controparte paga ugualmente e queste risorse vanno in un fondo solidaristico che poi decidono come usare. Questo sempre per evitare l'interruzione del servizio pur legittimamente manifestando un disagio». «Le sanzioni - ha concluso il ministro - oggi sono decise dalla commissione, soprattutto quando riguardano l'individuo, e sono applicate dal datore di lavoro, che in genere non lo fa mai. L'ipotesi è di incaricare i Prefetti di applicare la sanzione decisa: in questo modo la sanzione, con il pericolo di omissione di atti di ufficio, è applicata effettivamente».
«Già oggi esistono sufficienti garanzie per tutelare i cittadini utenti - replica Podda - Tanto che per annunciare le prossime date di sciopero devo aspettare il tentativo di conciliazione al ministero del lavoro, e poi badare a non sovrapporle con altre. Ma qui si minaccia di negare alla radice il diritto di sciopero. Il sindacato diventa superfluo: Brunetta nega la contrattazione e eroga aumenti unilaterali, e ora si aggiungono le regole sugli scioperi. Allora sciogliamo tutto e mettiamo su un comitato referendario. Si nega il diritto individuale allo sciopero, si schedano gli scioperanti con l'obbligo di adesione nominale, si fa applicare la sanzione dalle prefetture, come se fosse un problema di ordine pubblico. Questo progetto somiglia tanto alle “linee guida” sui contratti della Confindustria, dove gli scioperi vengono iper-sanzionati e si pretende di conciliare con gli arbitrati». I lavoratori pubblici, comunque, dopodomani decideranno le date dei prossimi stop regionali - entro metà novembre - e se non avranno risposte si deciderà lo sciopero nazionale.

articolo tratto da " Il Manifesto "

Manifesto del Partito Comunista

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