Sei dicembre 2007, quando la classe operaia andò all'inferno

L'epica racconta le gesta degli eroi. Le vicende narrate dalla mitologia sono verosimili, perchè narrano fatti che sono gloriosamente passati alla storia, con sfumature fantastiche: innalzano la verità ad un livello pressochè sovraumano. Pressochè divino.
I miti resistono al tempo: sono le rocce resistenti della nostra cultura.
La letteratura spesso ci presenta gli eroi come vittime sacrificali della propria patria; muoiono spesso in guerra; sono i custodi della virtù umana.
Le gesta eroiche, in definitiva, possono avvenire anche nel terzo millennio perchè la storia continua il proprio imprevedibile percorso. Il teatro dello scontro, questa volta, non è un tradizionale campo di battaglia; non ci sono eserciti di soldati; non si combatte per la propria patria. Il silenzioso conflitto si combatte in fabbrica, nei cantieri...ovunque; è lungo dalle otto alle dodici ore; i protagonisti sono armati di cazzuola, martello, giraviti, ecc...; lottano per il pane. A differenza della mitologia, tutto è drammaticamente vero.
La guerra oscurata degli anni duemila ci pone davanti a tragici eventi che ci devono fare riflettere. Se Omero o Virgilio avessero avuto Internet, avrebbero narrato di Giuseppe Demasi, Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino, Rosario Rodinò, Rocco Marzo, Bruno Santino. I sette operai morti alla Thyssenkrupp sono l'emblema di un genocidio culturale perchè rappresentano i 1.003 morti di questi ultimi dodici mesi. Rappresentano quella parte d'Italia che deve pagare un mutuo; costretta ad a fare gli straordinari; espropriati dei loro stipendi, duramente guadagnati, già alla terza settimana del mese, tutti i mesi; privati di diritti inderogabili come la sicurezza.
Oggi, gli Eroi sono costretti a subire le ingiustizie di classe, e pagano anche con la vita gli interessi strettamente economici dei soliti pochi. I veri responsabili delle stragi, come in ogni guerra, non pagano mai.
La storia del terzo millennio narra le lotte per la sopravvivenza al lavoro e alla fame, e toglie ai giovani il diritto di progettare il nostro futuro perchè precarizzato. Qualche seguace dello yuppismo potrebbe risponderci: " è l'economia, baby!". Ma se la new-economy significa insicurezza, stiamo assistendo ad una evoluzione selvaggia di arricchimento che svaluta il lavoro e lo rende "zavorra" da emarginare. I lavoratori sono declassati a cittadini "di serie b": privi di ogni dignità umana. Avere un reddito fisso non garantisce più la sicurezza economica, e nasce la cosiddetta " working poor", figlia di un conflitto di classe non di matrice proletaria.
La povertà raggiunge livelli troppo elevati per un paese che fa parte del G8. Evidentemente, c'è qualcosa che non funziona. La soluzione non è "la finanza etica": un nuovo tipo di conflitto economico dal nome rassicurante, ma dai risultati ugualmente devastanti.

Manifesto del Partito Comunista

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