Vicenza, base militare contro la povera Africa

Due dei comandi militari subordinati dell'appena costituito Comando Africa (AfriCom) - la cui «area di responsabilità» comprende quasi l'intero continente, salvo l'Egitto - saranno dislocati in Italia, uno a Napoli e l'altro a Vicenza. Lo hanno annunciato, in una conferenza stampa congiunta, il ministro degli esteri Franco Frattini e l'ambasciatore Usa in Italia Ronald Spogli. L'ambasciatore ha dichiarato che i due comandi saranno costituiti «esclusivamente da personale assegnato ai quartieri generali e che tale personale continuerà a svolgere la propria missione in ambito Nato, aiutando nel contempo AfriCom a portare avanti l'impegno degli Stati uniti a favore della pace e della sicurezza delle popolazioni africane». Scopo principale di AfriCom è quello dell'«assistenza umanitaria, del controllo dell'immigrazione e della lotta al terrorismo».
Frattini ha ripetuto la lezione, parlando di «strutture di comando che operano nel quadro Nato» e garantendo che «non ci saranno truppe da combattimento ma componenti civili». In realtà, il Comando Africa non opera «nel quadro Nato», ma è uno dei sei comandi unificati del Pentagono, divenuto operativo agli inizi di ottobre. Esso viene definito «un differente tipo di comando», in quanto incorpora, insieme alle forze militari, personale e strutture del Dipartimento di stato, della Usaid e di altre agenzie. L'AfriCom si concentra nell'addestramento di militari africani. A tale proposito, Spogli ha ricordato che a Vicenza, nel «Centro di Eccellenza per le Stability Police Unites (Coespu)», creato da Usa e Italia, vengono addestrate forze di «peacekeeping» provenienti principalmente dai paesi africani. Facendo leva sulle élite militari africane, l'AfriCom cerca di portare il maggior numero di paesi africani nella sfera d'influenza statunitense. L'«assistenza umanitaria» che esso attua in Africa è complementare a tale politica.
Falsa è anche l'affermazione che in Italia «non ci saranno truppe da combattimento ma componenti civili» dell'AfriCom. Il Comando Africa sarà supportato dai comandi e dalle basi statunitensi in Italia. Le navi da guerra usate per le operazioni in Africa vengono inviate dal comando delle forze navali Usa in Europa, il cui quartier generale è a Napoli e il cui comandante è ora responsabile anche delle operazioni navali in Africa. E quando in novembre è stato costituito un apposito corpo dei marines per l'Africa (Marforaf), si era intuito che esso sarebbe stato supportato dai comandi e dalle basi statunitensi in Italia, da Vicenza ad Aviano, da Camp Darby a Sigonella. Viene ora ufficialmente confermato che a Napoli sarà installato il comando navale dell'AfriCom e a Vicenza quello terrestre.
È prevedibile, inoltre, che anche la 17esima forza aerea Usa, riattivata lo scorso settembre a Ramstein (Germania) per essere messa a disposizione dell'AfriCom, opererà non dalla base tedesca, ma soprattutto da basi in Italia, come Aviano e Sigonella. Si può ugualmente prevedere che i materiali necessari all'AfriCom saranno forniti dalla base Usa di Camp Darby. Particolarmente importante sarà il ruolo della base aeronavale di Sigonella: qui, dal 2003, opera la Joint Task Force Aztec Silence, la forza speciale che conduce in Africa missioni di intelligence e sorveglianza e operazioni segrete nel quadro della «guerra globale al terrorismo».
«Accogliendo queste truppe in Italia - scrive il corrispondente de La Stampa da New York, Maurizio Molinari - il governo Berlusconi ha compiuto un passo molto gradito tanto al presidente Usa uscente che a quello entrante, perché il Pentagono aveva difficoltà a trovare basi nello scacchiere del Mediterraneo. Questo farà dell'Italia un interlocutore privilegiato per discutere gli scenari di crisi a sud del Sahara». Il governo Berlusconi ha così compiuto «un passo molto gradito» a Washington, in quanto contribuisce alla nuova operazione di stampo coloniale, mirante al controllo delle aree strategiche del continente africano, come il Corno d'Africa all'imboccatura del Mar Rosso (dove, a Gibuti, è stazionata una task force statunitense), e soprattutto l'Africa occidentale, regione ricca di petrolio e altre preziose risorse.
Vorremmo sapere in quale sede e con quali procedure è stata presa questa decisione di importanza strategica. Vorremmo anche sapere come si comporterà l'opposizione, in particolare il Partito democratico. Ci sarà qualcuno in parlamento, che rifiuterà di essere «interlocutore privilegiato» della politica neocolonialista Usa bipartisan? Ci sarà qualcuno che rifiuterà il «privilegio» di essere reclutati per la nuova conquista dell'Africa, sostanzialmente col ruolo che nel colonialismo italiano svolgevano gli ascari?

di Manlio Dinucci, tratto da " il Manifesto " del 6/12/2008.

Manifesto del Partito Comunista

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