Vicenza non si piega alle logiche di guerra ed alla militarizzazione del territorio e delle coscienze.


Una decisione imposta con la forza contro la volontà popolare come quella della nuova base militare USA al “Dal Molin”, non potrà a lungo essere governata da alcuna autorità.
Oggi a Vicenza, ci sono stati fermi di polizia ed intimidazioni pesanti nei confronti del movimento che da quasi tre anni continua ad esprimere il proprio dissenso alla militarizzazione del territorio, sono state calpestate le più elementari regole democratiche, con divieti di manifestare e di avvicinarsi ad alcune zone della città, perché limitrofe alla base, una vera e propria sospensione del diritto, che ha fatto tornare in mente, seppur in misura minore, la Genova del 2001.
A questo hanno assistito gli studenti delle scuole superiori che manifestavano stamattina ed ai quali è stato impedito dalle forze dell’ordine di avvicinarsi a Viale Dal Verme, per evitare un collegamento con la zona del “Dal Molin”, (che dista solo 5 km dal centro cittadino), così come i manifestanti che si sono recati prima nella zona “proibita” dalla ordinanza della questura e poi a Montecchio Precalcino, dove vengono scaricati i materiali delle demolizioni dell’aeroporto, e che al momento di avvicinarsi ai camion per rallentarne le operazioni sono stati respinti dalle forze dell’ordine.
Non solo i cittadini fermati e trattenuti per alcune ore in questura, ma tutti i vicentini oggi sono stati vittime di questo clima di militarizzazione della propria città, con le sirene spiegate delle auto della polizia ed il traffico deviato.
Si è tentato con la paura e l’intimidazione di rispondere a quella grande capacità popolare che si è espressa con le risposte di piazza nelle manifestazioni e con il referendum autogestito del 5 ottobre scorso, con 24mila voti a favore dell’ acquisizione pubblica dell’area per farne un uso diverso da quello militare.
Il movimento nel corso di questi tre anni ha saputo dimostrare una grande capacità di proposta alternativa rispetto alle logiche di guerra e di devastazione ambientale proprie di questo modello di sviluppo, con progetti alternativi sull’uso dell’area e pratiche di democrazia effettiva.
Sono fatti questi che non possono essere cancellati dalla memoria collettiva.
Esiste una maggioranza a Vicenza che non vuole essere complice delle politiche guerrafondaie e che non potrà mai accettare la presenza dei militari che vengono per aggredire popolazioni inermi e l ‘ ambiente di territori lontani come quelli dell’Africa, e gli “obiettivi” indicati dal governo USA al comando strategico della nuova base militare di Vicenza.
Perciò è fondamentale che il movimento continui ad essere di massa, individuando le forme democratiche che più possono coinvolgere la popolazione nella lotta contro la guerra, per la difesa della democrazia, contro la militarizzazione del territorio.
Non si tratta qui di difendere il proprio cortile di casa, ma di praticare un modello diverso di società, alternativo all’attuale, che ormai in crisi a livello mondiale, sa solo rispondere con logiche di guerra e di devastazione.
Per questo vanno rilanciate forme di coordinamento tra le varie realtà che compongono il movimento e che coinvolgono vari settori sociali oltre che forze politiche e sindacali.
Dagli insegnanti ai medici ed agli operatori della sanità, che hanno preso posizione in massa contro il Dal Molin militare, dagli studenti ai metalmeccanici che sciopereranno il 13 febbraio, si sono create nel tempo capacità e potenzialità di autorganizzazione popolare, che devono solo essere aiutate ad esprimersi, senza leaders e sovrapposizioni di turno.
E’ importante rilanciare le mobilitazioni non solo nel vicentino, ma far tornare la tematica all’ordine del giorno nazionale, promuovendo informazione sulla questione ed una pratica democratica di coordinamento tra le varie realtà di lotta che nascono nei territori.
Anche l’iter della petizione al Parlamento europeo, può rappresentare in questo senso uno strumento utile nelle mani del movimento; proprio oggi, infatti, alcuni rappresentanti del Coordinamento dei comitati venivano ricevuti a Bruxelles per esporre la documentazione relativa alla mancanza di trasparenza ed ai rischi ambientali legati al progetto di costruzione della nuova base.
Certo la stampa, darà più risalto agli scontri di oggi, ma le contraddizioni del progetto del Dal Molin militare, prima tenuto nascosto alla popolazione e che ora viene imposto con la forza sono sempre più evidenti e sotto gli occhi di tutti.

Vicenza, 10 febbraio 2009

Manifesto del Partito Comunista

Post popolari in questo blog

Congresso del circolo Gramsci

Il congresso del circolo Gramsci.

Karl Marx ci metterebbe la firma

Karl Marx ci metterebbe la firma