Volantino distribuito al Presidio al Provveditorato

La manovra triennale del governo sull’istruzione:
tagliare 8 miliardi nella scuola statale (non in quella privata e confessionale),riducendo posti di lavoro e fondi.

Cominciano a vedersi i primi effetti della controriforma Gelmini-Tremonti:
già a partire da quest’anno nelle scuole ci sono meno docenti (circa trecento nella nostra provincia), meno personale di segreteria e bidelli, mentre il numero di studenti complessivamente non diminuisce.
Aumenta quindi il numero medio di alunni per classe, con punte di trenta ed oltre. Ovviamente tutto ciò penalizza la qualità della didattica, la vivibilità nelle aule ed anche in certi casi la sicurezza.
Pensiamo, infatti, a cosa significa per gli studenti ritrovarsi in classe di questo tipo, quale possibilità di confrontarsi, di fare attività laboratoriali, di avere una relazione positiva con i propri compagni e con gli insegnanti ?
La risposta che viene dall’alto è nell’ aumentare il controllo e la repressione. Non solo nella scuola, questa è la risposta del governo alla crisi globale che sta colpendo in particolare gli strati più poveri della popolazione:
tagli all’istruzione ed alla cultura, allo stato sociale, licenziamenti di massa e repressione del diverso.
Respingimenti degli immigrati e blindatura dell’informazione, perseguitando i giornalisti che non si fanno imbavagliare. Perché le domande sono scomode.

Perché ad esempio se l’economia è in crisi, ciò non riguarda l’industria degli armamenti, dove i governi del mondo, compreso il nostro non hanno mai smesso di investire?
Perché si riducono i salari dei lavoratori e mai i profitti o i compensi dei dirigenti?
Perché si tagliano 8 miliardi alla scuola e se ne spendono 14 per l’acquisto di aerei militari come i cacciabombardieri F13?

La contraddizione è evidente e questi governanti non hanno risposte. Così come non le ha l’opposizione parlamentare che non si differenzia sulle scelte di fondo ma solo sulle modalità.

E’ chiaro che le tensioni aumenteranno così come le lotte come quella dei precari.
L’autunno è già cominciato nella scuola e non solo e dobbiamo saper unire tutti questi fenomeni, le contraddizioni vissute dalle varie particolarità, quelle che emergono e che emergeranno, in un movimento della stessa portata di quello dello scorso anno e magari quest’anno anche di durata più lunga, che non si fermi con le vacanze di Natale.
Non è che l’inizio…la lotta continua.

CIRCOLO “GRAMSCI”
GIOVANI COMUNISTI/E
Partito della Rifondazione Comunista-Vicenza

Manifesto del Partito Comunista

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