Ottimo successo per lo sciopero Fiom.

In 250mila per il lavoro
«Stop ai licenziamenti»

Manifestazioni a Milano, Firenze, Napoli, Palermo e Roma.
Non è bastata la pioggia. Più di centomila tute blu hanno invaso Milano per lo sciopero generale indetto dalla Fiom Cgil. Un fiume di bandiere rosse. «I metalmeccanici non abbassano la testa! - grida un operaio dal furgone che apre il corteo - vogliamo i nostri diritti, vogliamo decidere noi sul nostro contratto e sul nostro futuro. Noi li fermeremo!». E proprio: "Fermiamoli! - contro i licenziamenti e contro gli accordi separati" è lo striscione che apre il corteo che parte da Porta Venezia. Dietro sfilano migliaia di metalmeccanici delle fabbriche e delle aziende del Nord. Arrivano dalla Lombardia, dal Piemonte, dalla Liguria, dal Veneto, dal Friuli Venezia Giulia, dalla Val D'Aosta e dal Trentino Alto Adige. «Siamo di fronte ad una dimostrazione di partecipazione assolutamente straordinaria. Qui a Milano come nelle altre piazze d'Italia. - dichiara Gianni Rinaldini, Segretario Generale della Fiom-Cgil - Se qualcuno si illudeva di venire a capo dei metalmeccanici rapidamente, imponendo un accordo separato, dovrà pensarci bene. Continueremo a sviluppare le nostre iniziative senza tenere conto delle regole che altri stabiliranno». Sono tanti, tantissimi, ci sono le lavoratrici e i lavoratori delle aziende in crisi come la Lares e la Metalli preziosi di Paderno Dugnano, 250 dipendenti in lotta da otto mesi senza nemmeno la cassa integrazione; ci sono i lavoratori della Ideal Standard di Brescia, che da settimane occupano la fabbrica contro la chiusura; ci sono i leoni della Innse che sfilano dietro il glorioso striscione "Giù le mani dalla Innse"; ci sono anche tanti giovani lavoratori africani, la maggior parte impiegati nelle fabbriche del bresciano. Ci sono tutti i partiti della sinistra che sono rimasti fuori dal Parlamento. «La loro lotta - dichiara Paolo Ferrero, Segretario di Rifondazione Comunista - è la nostra lotta. Per la democrazia nel Paese e sulle regole contrattuali, per garantire alle lavoratrici e ai lavoratori un salario decente e la difesa dei posti di lavoro». Il Pd? Non pervenuto.
Quando la testa del corteo raggiunge piazza Duomo, luogo del comizio finale, c'è chi ancora deve partire da Porta Venezia. Dal palco i lavoratori delle aziende in crisi. Miriam porta il saluto e la solidarietà dei precari della scuola. "Meglio una lotta spietata senza fine che una fine spietata senza lotta!" urla dal palco un operaio dell'Ilva di Genova. Mentre prende la parola Luigi, delegato della Dana di Trento, altra azienda messa in vendita, arriva in piazza Duomo anche il corteo degli studenti medi che viene accolto da un grande applauso. Sul palco parla poi Livio, dal Friuli Venezia Giulia, dipendente della Eidon, multinazionale americana che ha messo in cassa integrazione i suoi operai a 750 euro al mese.
La piazza si fa silenziosa per ascoltare in collegamento telefonico dal Sudan Gino Strada: «In un paese civile e democratico non ci sarebbe bisogno di scendere in piazza per difendere il lavoro. Gli operai pagano il prezzo più alto della crisi e intanto il governo spende 3 milioni al giorno per la guerra in Afghanistan, 8 miliardi di euro in totale. Sono orgoglioso di avere la tessera Fiom. Sono con voi e con voi è anche Emergency!». «Migliaia di lavoratrici e lavoratori in cassa integrazione o licenziati. Questo è il paese reale. Non quello che ci raccontano i media. - conclude dal palco Gianni Rinaldini - La crisi non è affatto passata come ci vogliono far credere. Anzi, il peggio deve ancora arrivare. Chiediamo di fermare i licenziamenti. A Film, Uilm e Federmeccanica diciamo: fermatevi!». «Se Film, Uilm e Federmeccanica firmeranno quelle regole, noi quelle regole non le rispetteremo!" e poi un invito al Presidente del Consiglio a «non toccare la Costituzione, nata dalla lotta antifascista e costruita su un equilibrio di poteri che garantisce la democrazia». Sul Duomo torna a splendere il sole. Gli operai lasciano la piazza con la voglia di lottare e con la consapevolezza che sono in tanti, in troppi perché questa manifestazione straordinaria possa essere cancellata da una firma su un accordo separato.
da "Liberazione" del 10/10/2009

Manifesto del Partito Comunista

Post popolari in questo blog

Congresso del circolo Gramsci

Il congresso del circolo Gramsci.

Karl Marx ci metterebbe la firma

Karl Marx ci metterebbe la firma