Al lavoro a 15 anni.

Al lavoro a 15 anni, con un contratto da apprendista e 400 ore di formazione che dovrebbero garantire l’espletamento del diritto dovere all’istruzione, questo il significato del protocollo di intesa sottoscritto lunedì scorso dal Presidente della Regione Zaia e dal Ministro al lavoro Sacconi.
Il “diritto dovere” sostituisce dal 2003 il concetto di obbligo di istruzione, citato nell’articolo 34 della Costituzione, quello che inizia con le parole “la scuola è aperta a tutti”.
A tutti o quasi, perché purtroppo sono sempre di più i ragazzi veneti che smettono di studiare precocemente, come dimostra ad esempio il dato sulla percentuale di iscritti al primo anno delle scuole superiori del Veneto che arriva al diploma:
nei licei è pari all'82,9%, scende al 76,3% per gli istituti tecnici fino a toccare un valore del 59,1% per gli istituti professionali.
Nella scuola statale, sottoposta ai pesanti tagli, le difficoltà aumentano per tutti, ma soprattutto per i ragazzi più svantaggiati, difficoltà culturali, economiche e sociali, che spesso si intrecciano tra loro e che impediscono il pieno sviluppo della loro personalità.
Gli insegnanti ed i lavoratori della scuola pubblica si scontrano quotidianamente con queste difficoltà ed il loro lavoro è teso a rimuoverle, come dice la Costituzione (all’art.3).
Il fenomeno della dispersione scolastica va contrastato efficacemente, non si può accettare o “certificare”come fa la giunta regionale, colpendo il diritto allo studio di questi ragazzi e condannandoli ad un destino di subalternità sociale.
La manodopera che viene fornita in questo modo alle aziende è giovane, flessibile e soprattutto non possiede gli strumenti per capire e difendersi, viene retribuita con salari ridicoli ed è priva di diritti sindacali.
Non c’è niente di “moderno”in questa politica ed invece è necessario ed urgente costruire una alternativa al modello di sviluppo che sottende e che porta ad un imbarbarimento del tessuto sociale.
Con soddisfazione vediamo crescere la mobilitazione nelle piazze del Paese e l’impegno di coloro che difendono la scuola pubblica quotidianamente e coerentemente, non accettando di
privare gli studenti dei loro diritti e rendendo concretamente la scuola un luogo aperto a tutti,
come vuole la Costituzione
Sabato scorso eravamo in tanti nelle piazze a manifestare con lo slogan “io difendo la scuola pubblica, io difendo la Costituzione”.
Perché non sia solo uno slogan è necessario esprimersi chiaramente contro questo tipo di provvedimenti che la nostra Regione, unica insieme alla Lombardia, sta attuando nel mondo dell’istruzione e formazione.

Claudia Rancati

Per il dipartimento scuola del Partito della Rifondazione Comunista di Vicenza



Vicenza, 16 marzo 2011

Manifesto del Partito Comunista

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