Perché non ci uniamo ai festeggiamenti sull’intesa sul Dal Molin firmata giovedì 7 luglio

E’ da qualche mese che a Vicenza si tenta con insistenza di portare all’attenzione dell’opinione pubblica il tema delle cosiddette opere di compensazione per il Dal Molin.

Sedute di consigli comunali e provinciali ad hoc, articoli sui giornali, convegni e interventi vari sullo stesso tema:

cosa può chiedere la città in cambio dell’onere che è costretta a sopportare con la costruzione della nuova base militare statunitense?

L’onere lo ricordiamo è pesante da più punti di vista:

  • perché si tratta di un’opera di 600mila metri cubi di cemento costruita sulle falde acquifere e nell’area che veniva definita il polmone verde della città,
  • perché il mantenimento della base (acqua, elettricità, gas) graverà in parte sulle tasche dei cittadini,
  • perché nelle nuove caserme verranno ospitati i militari della 173° brigata aviotrasportata dell’esercito statunitense, le truppe scelte destinate alle operazioni di pronto intervento nelle zone di crisi del sud del mondo.


Il costo quindi non è solo in termini ambientali ed economici ma anche sociali perché comporta una presenza di almeno diecimila persone (i soldati e poi le famiglie) addestrati non solo militarmente ma anche mentalmente alla cultura della guerra, portatori di quei dis/valori.

Contro tutto questo e per un modello diverso di città e di società si è sviluppato a partire dal 2006 a Vicenza uno dei più interessanti movimenti dell’ultimo periodo, un movimento composito fatto di differenti anime e sensibilità, un movimento che ha saputo raggiungere momenti alti di grande partecipazione democratica e di crescita collettiva ed anche attraversare momenti di difficoltà, come accade a tutti i movimenti autenticamente popolari.

Oggi una parte di Vicenza, soprattutto quella che risiede nei palazzi del potere, si è interrogata molto sulle compensazioni, ne ha complessivamente accettato la logica, pur dividendosi nel merito di cosa chiedere in cambio, non se fosse giusto o meno, e così si è giunti alla “storica” firma del 7 luglio.

In quella data il sindaco di Vicenza Achille Variati ha firmato a Palazzo Chigi il protocollo d’intesa tra presidenza del consiglio dei ministri, i ministeri della Difesa, dell’Economia e delle Finanze, delle Infrastrutture e dei Trasporti, Anas e Comune di Vicenza con oggetto “interventi di mitigazione/compensazione per l’ampliamento dell’insediamento militare americano all’aeroporto Dal Molin”.

Questa formula riportata nel testo è ambigua (sono interventi che mitigano o che compensano?) e inesatta, perché, come ripetiamo instancabilmente dal 2006, non si tratta di “ampliamento” ma della costruzione di una nuova base che si va ad aggiungere alle già numerose attualmente presenti: Caserma Ederle, base sotterranea “Pluto”, base –sempre USA- di Longare e al Coespu, la Gendarmeria europea.

Nella premessa, inoltre, viene detto con chiarezza che il Governo Italiano, nell’esercizio dei propri poteri politici concernenti la difesa nazionale e la gestione degli accordi internazionali in vigore, mantiene ininterrottamente fermo l’intendimento di realizzare l’ampliamento della base americana di Vicenza e che… il Comune di Vicenza coinvolto nell’ampliamento dell’aeroporto “dal Molin” ha manifestato l’interesse ad addivenire ad un accordo, anche con la firma del presente protocollo, con il coordinamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Nel contenuto poi dell’intesa è prevista la realizzazione della tangenziale Nordest di Vicenza e di un Parco nel lato est del Dal Molin.

Per la realizzazione della tangenziale il Ministero dei trasporti darà mandato all’ANAS quale società concedente di richiedere alla società concessionaria Autostrade Brescia Padova S.p.a. la realizzazione dell’opera e di trasmettere entro il 31 marzo 2012 il progetto preliminare. Questo è scritto nel testo e su questo si sono scatenate le polemiche anche da parte del presidente leghista della Provincia che è anche presidente della Serenissima autostrade.

Per lui si tratta di un accordo bidone ed annunciando che Serenissima non ha i soldi per la realizzazione dell’opera, dichiara di voler chiedere direttamente a Berlusconi quelle che per lui sono le vere compensazioni: “il piano concreto e finanziabile per la tangenziale Nord; la fermata Tav a Vicenza e l'abolizione dei dazi doganali Usa per l'economica berica”.

Uno scontro tra Comune e Provincia.

Nessuno però nei palazzi del Potere ha risposto alle perplessità manifestate da più parti, oltre a chi la paga anche circa la reale utilità di questa nuova strada.

La tangenziale a NordEst senz’altro unisce le due caserme (Ederle 1 e Ederle2 distanti circa 7 chilometri) e quindi risulterebbe assai utile ai militari USA, ma non risponde alle esigenze della viabilità della città, ai problemi del traffico, che a nostro avviso andrebbe depotenziato, investendo maggiormente sul trasporto pubblico.

Ma è la stessa logica della Tav, opere inutili e dannose, che portano solo nuovo inquinamento, riproponendo lo stesso modello di sviluppo in crisi evidente e che continua a produrre solo danni, anche ambientali, al nostro territorio, non ultima l’ha dimostrato l’alluvione di novembre che continua a comportare effetti e conseguenze.

Tornando alla questione della base militare, l’intesa firmata giovedì scorso prevede la concessione del lato est del Dal Molin per cinquant’anni al Comune. Lì c’è l’intenzione di realizzare un parco, ed è certamente positivo il fatto che non si militarizzi anche quella parte (circa la metà dell’area).

Questo però è il quadro in cui quell’intesa è stata firmata e rispetto al quale è necessario dire con chiarezza che per parlare di pace a Vicenza senza ipocrisie non è sufficiente realizzare un parco e denominarlo parco della Pace.

Per questo non ci siamo uniti al coro dei festeggiamenti e pensiamo sia importante continuare a denunciare la natura della presenza degli americani a Vicenza ed opporsi alla militarizzazione del territorio e delle coscienze.


Manifesto del Partito Comunista

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