IL VERTICE E LA BASE
Tutti giornali e le tv hanno dato
ampio risalto al vertice di Bruxelles dove i potenti d’Europa hanno deciso altri
favori alle banche e non hanno preso, invece, nessuna decisione che serva davvero
ai lavoratori vessati dalla crisi.
La tendenza all’unificazione
finanziaria europea, su cui premono alcuni governi, tra cui il nostro, non
porterà nessun vantaggio ai lavoratori ma solo ulteriore cessione di sovranità
nazionale da parte dei Paesi in difficoltà, una cessione di sovranità da concedere in cambio di aiuti da parte delle banche e degli organismi finanziari che, è bene ricordarlo, non sono stati eletti da nessuno.
Intanto, nonostante i media non
ne parlino, continuano le mobilitazioni dei lavoratori in tutta Europa, come quella
dei minatori spagnoli che sono arrivati al trentesimo giorno di sciopero contro
i tagli ai fondi per la produzione di carbone.
In Grecia, (Paese dimenticato dal
vertice di Bruxelles) la scintilla dello sciopero nella fabbrica dell'Helleniki
Halivourgia che continua da 8 mesi, si sta estendendo ad altre fabbriche ed
anche uffici, dove i lavoratori sono in mobilitazione con l'appoggio del PAME e
dei sindacati con orientamento di classe, per respingere i ricatti, le
minacce dei padroni sui tagli salariali e i licenziamenti ed esigere di firmare
contratti collettivi, in base alle necessità dei lavoratori.
In Italia, il ddl lavoro è legge:
è passato in Parlamento con i voti del PDL e del PD e dopo che la Cgil ha
deciso di ritirare la data dello sciopero generale.
Una decisione grave e sbagliata.
Questa controriforma comporta,
infatti, un pesante arretramento per le condizioni dei lavoratori, a partire
dalla
distruzione dell'articolo 18 e della
sua funzione di deterrente contro lo strapotere dei padroni e la “libertà” di
licenziare.
Inoltre, comporterà un aumento
della precarietà, l’abolizione della cassa integrazione e la riduzione dei
servizi sociali per il lavoro.
Il governo italiano vuole
dimostrare alla finanza internazionale che il nostro è un paese “virtuoso”, con
i conti in ordine, ma per far ciò devasta i diritti e lo stato sociale.
Perciò è necessario continuare a
lottare.
Contro il ddl sul lavoro promuoviamo
il referendum abrogativo, che può servire come strumento di propaganda,
ma è soprattutto importante agire
per la crescita e l’unità delle lotte dei lavoratori che oggi pagano i costi
della crisi.
Perché, come dicono i lavoratori
greci : “non vogliamo essere gli schiavi del XXI° secolo”.