La militarizzazione di Vicenza non è un problema solo dei vicentini !
di Manlio Dinucci
«Site Pluto» (sito Plutone) era, durante
la guerra fredda, il maggiore deposito di armi nucleari dello U.S. Army
in Italia. Nei suoi sotterranei, all'interno di una collina a Longare
(Vicenza), si tenevano oltre 200 ordigni nucleari «tattici»: missili a
corto raggio, proiettili di artiglieria e mine da demolizione. Pronti a
scatenare l'inferno nucleare sul territorio italiano. Dismesso
ufficialmente nel 1992 come deposito, il sito è stato in parte adibito a
comunicazioni satellitari. È andato, cioè, quasi in letargo. Ora però
Plutone si sta risvegliando, pronto a riassumere la sua piena funzione
bellica. Sono in corso lavori all'interno del suo perimetro recintato e
presidiato.
Il progetto prevede la costruzione di un
edificio di 5mila m2, in cui saranno addestrati con tecnologie
d'avanguardia i soldati Usa, soprattutto quelli della 173a brigata di
stanza a Vicenza. Nessuno sa però quali reali attività si svolgeranno
dietro il suo muro di «protezione», alto 6 metri. Né, tantomeno, a quale
uso saranno adibiti i sotterranei del sito. Continuano così i misteri
di Plutone, sotto la cappa del segreto militare, garantito al Pentagono
dagli accordi segreti tra i due governi. Nessun mistero, invece, sul
fatto che la riattivazione del sito rientra nel rafforzamento
dell'intera rete di basi militari Usa nel territorio di Vicenza: qui si è
insediato lo U.S. Army Africa e la potenziata 173a brigata è stata
autorizzata nel 2007 dal governo Prodi a costruire una nuova base
nell'area del Dal Molin. Si apre a questo punto uno scenario ancora più
inquietante: come dichiarato da Francesco Cossiga il 28 febbraio 2007 al
senato, la 173a brigata è «strumento del piano di dissuasione e di
ritorsione, anche nucleare, denominato Punta di diamante». Gli Usa -
conferma la Federazione degli scienziati americani in un rapporto del
maggio 2012 - mantengono 50 bombe nucleari per aereo ad Aviano
(Pordenone) e 20 a Ghedi Torre (Brescia). Non sono residuati bellici
della guerra fredda, ma efficienti bombe B-61, oltre dieci volte più
potenti di quella di Hiroshima, che a lotti verranno sostituite da una
nuova bomba nucleare, la B61-12, molto più potente. Le bombe sono tenute
in speciali hangar insieme ai caccia pronti per l'attacco nucleare:
F-16 statunitensi ad Aviano e Tornado italiani a Ghedi Torre.
L'aeronautica italiana ha partecipato all'esercitazione Usa di guerra
nucleare «Steadfast Noon», nel maggio 2010 ad Aviano e nel settembre
2011 a Volkel AB in Olanda. Non è quindi escluso che il riesumato «Site
Pluto» servirà anche a esercitazioni di guerra nucleare ed
eventualmente, di nuovo, come deposito e centro di manutenzione di armi
nucleari. Soprattutto quando gli F-16 e i Tornado verranno sostituiti
dai caccia F-35 di quinta generazione, per i quali è stata progettata la
nuova bomba nucleare B61-12. Al cui lancio si prepareranno anche gli
F-35 italiani. L'Italia continuerà così a violare il Trattato di
non-proliferazione che ha sottoscritto, impegnandosi solennemente a «non
ricevere da chicchessia armi nucleari, né il controllo su tali armi,
direttamente o indirettamente». Questo e altro si cela nei sotterranei
di «Site Pluto», sulla cui superficie verrà costruito un edificio che,
si garantisce, sarà a basso impatto ambientale, dotato di pannelli
fotovoltaici per non inquinare.
il manifesto 4 settembre 2012