Per una scuola pubblica della Costituzione
La propaganda governativa di queste settimane in cui si
avvicinano le elezioni europee serve a spargere fumo ed illusioni nell’opinione
pubblica per scongiurare il pericolo che lavoratori e giovani, sempre più
vessati dalla crisi, possano finalmente unirsi nella mobilitazione. Per quanto
riguarda in particolare il mondo della scuola pubblica, al di là delle promesse
di Renzi e dei suoi ministri, dobbiamo aspettarci dopo le elezioni, un
ulteriore attacco ai diritti ed alla qualità del servizio.
Le dichiarazioni dell’attuale ministro Giannini non
fanno, infatti, presagire niente di buono. Tutta l’enfasi data alla necessità
di premiare il merito degli insegnanti, serve in realtà a nascondere il fatto
che si vogliono ulteriormente tagliare gli stipendi del personale, tagliando
gli scatti di anzianità per i docenti, come del resto sono già sospesi da qualche
mese i pagamenti delle posizioni economiche del personale ATA acquisite dopo il
1 settembre 2011. Si vorrebbe quindi inserire un sistema discriminatorio in
contraddizione con l’esigenza di spirito cooperativo che è alla base di un’efficace
metodo di insegnamento, introducendo un sistema premiale, che,
anche alla luce dell’esperienza del fondo
d’istituto (oggi ridotto pesantemente), si preannuncia già fallimentare.
Si aggiunge poi a carico dell'attuale ministro l'idea della chiamata
diretta dei docenti che favorirebbe clientelismo e subalternità dei
docenti nei confronti dei dirigenti scolastici e la mai smentita
possibilità di tagliare di un anno il corso di studi delle superiori.
Nella crisi economica, sociale e culturale che ha investito anche il nostro Paese la realtà della scuola è che essa
continua a resistere solo grazie al lavoro di tante persone ed insegnanti costantemente
denigrati, oltre che sottopagati, di cui almeno 170mila sono precari storici.
Una vergogna per cui l'Itala è stata additata anche dalla Corte Europea.
La scuola tagliata e precarizzata
dalla riforma e dalla linea politica della Gelmini, da cui la Giannini non
intende discostarsi, mostra sempre di più limiti e carenze, come testimoniano
anche i recenti allarmanti dati sulla dispersione scolastica.
C’è bisogno di risorse, di
certezze, di futuro, e di restituire la dignità che “meritano” coloro che vi
studiano e vi lavorano. Non c’è invece bisogno della farsa degli Invalsi, i cui
risultati falsano ed appiattiscono una realtà complessa e ricca di differenze e
di specificità.
Di fronte quindi a questa politica governativa ben vengano quindi tutte le forme
di mobilitazione dei protagonisti della scuola, dallo sciopero dei precari
previsto per venerdì 11 aprile, alle iniziative di maggio contro le prove
Invalsi, ed agli altri momenti di discussione e di confronto contro l’omologazione
al pensiero unico che punta a trasformare la scuola pubblica, ultimo presidio
di pensiero critico e di conoscenza, in qualcosa d’altro, compatibile ed
asservito solo alle esigenze del mercato e non più rispondente al dettato
costituzionale.
Claudia Rancati
dipartimento scuola del Partito
della Rifondazione comunista Vicenza