LA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA 1917-2017
Quella
dell’otto marzo è una lunga storia che non riguarda solo le donne. Per molto
tempo si è pensato che la scelta coincidesse con la data di una tragedia
accaduta nel 1908 in una fabbrica di New York dove sarebbero morte in un
incendio molte operaie, ma in realtà questo fatto non è mai accaduto. Probabilmente è stato confuso con l'incendio di
un'altra fabbrica tessile della città, avvenuto nel 1911, dove morirono 146
persone fra cui molte donne.
I fatti che hanno realmente portato
all'istituzione di questa data sono altri e sono molte le tappe:
la
discussione sulla questione femminile avvenuta a Stoccarda dal 18 al 24 agosto
1907 durante il VII° Congresso della II° Internazionale socialista; la Conferenza internazionale delle donne
socialiste, di qualche giorno dopo , durante la quale fu istituito l'Ufficio di
informazione delle donne socialiste e Clara Zetkin fu eletta segretaria; la decisione del Partito
socialista americano alla fine del 1908 di dedicare l'ultima domenica del
febbraio successivo all'organizzazione di una manifestazione per il suffragio
universale; la seconda Conferenza internazionale delle donne socialiste, a
Copenaghen il 26 e 27 agosto 1910, quando le delegate istituirono una giornata
internazionale dedicata alla rivendicazione dei diritti delle donne.
In realtà,
negli USA ed in vari Paesi europei la giornata della donna si è svolta in giorni
diversi per alcuni anni, fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Poi accadde che a San Pietroburgo, l'8 marzo
del 1917, scoppiò una grande manifestazione con una determinante presenza
femminile, per chiedere la fine della guerra. Proprio per l’importanza di
questo avvenimento che contribuì allo scoppio della Rivoluzione di Ottobre fu stabilito che l'8 marzo diventasse la
Giornata internazionale dell'operaia, decisione che fu presa dalla Seconda conferenza internazionale
delle donne comuniste a Mosca il 14 giugno 1921.
Una storia
cancellata e riscritta, ma mai dimenticata.
Per noi
l’otto marzo non è mai stata una ricorrenza puramente celebrativa, fatta di
mimose e cioccolatini, ma una giornata di vera lotta per la dignità delle
donne. E quest’anno è molto importante che sia stato indetto lo "sciopero
globale", a cui hanno aderito 40 Paesi del mondo. Uno sciopero che fu
lanciato alcuni anni fa dalle donne di Rosario in Argentina, uno sciopero che
sarà concreto e simbolico nello stesso tempo, "produttivo e
riproduttivo", per dimostrare che se le donne si fermano, si ferma anche
il mondo.
In Francia
ad esempio le lavoratrici incroceranno le braccia alle 15.40, dato che sono
pagate in media un quarto di meno degli uomini, il che significa
che da quell’ora in poi tutti i giorni lavorano gratuitamente.
In Italia
lo sciopero è indetto da #nonunadimeno
una rete che ha organizzato la manifestazione del 26 novembre 2016, quando 2000mila
donne manifestarono a Roma contro il femminicidio e diverse organizzazioni
sindacali hanno dichiarato sciopero per permettere alle lavoratrici ed ai
lavoratori sia del settore pubblico che del privato di partecipare alle varie
iniziative.
Perciò aderiamo
convintamente ed invitiamo a partecipare alle iniziative dell’otto marzo, uniti
per costruire dal basso un’alternativa di sistema!
Partito della Rifondazione Comunista Vicenza
8 punti per l’8 marzo
La piattaforma
politica formulata dalle 2000 persone riunite in assemblea nazionale a Bologna
il 4 e 5 febbraio.
Scioperiamo
perché
La risposta alla
violenza è l’autonomia delle donne
Scioperiamo contro la trasformazione dei
centri antiviolenza in servizi assistenziali. I centri sono e devono rimanere
spazi laici ed autonomi di donne, luoghi femministi che attivano processi di
trasformazione culturale per modificare le dinamiche strutturali da cui nascono
la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere. Rifiutiamo il
cosiddetto Codice Rosa nella sua applicazione istituzionale e ogni intervento
di tipo repressivo ed emergenziale. Pretendiamo che nell’elaborazione di
ogni iniziativa di contrasto alla violenza vengano coinvolti attivamente i
centri antiviolenza.
Senza effettività dei
diritti non c’è giustizia né libertà per le donne
Scioperiamo perché vogliamo la piena
applicazione della Convenzione di Istanbul contro ogni forma di violenza
maschile contro le donne, da quella psicologica a
quella perpetrata sul web e sui social media fino alle
molestie sessuali sui luoghi di lavoro .Pretendiamo che le donne abbiano
rapidamente accesso alla giustizia, con misure di protezione immediata per
tutte, con e senza figli, cittadine o straniere presenti in
Italia. Vogliamo l’affidamento esclusivo alla madre quando il padre usa
violenza. Vogliamo operatori ed operatrici del diritto formati perché le donne
non siano rivittimizzate.
Sui nostri corpi,
sulla nostra salute e sul nostro piacere decidiamo noi
Scioperiamo perché vogliamo l’aborto
libero, sicuro e gratuito e l’abolizione dell’obiezione di coscienza.
Scioperiamo contro la violenza ostetrica, per il pieno accesso alla Ru486, con
ricorso a 63 giorni e in day hospital. Scioperiamo contro lo stigma dell’aborto
e rifiutiamo le sanzioni per le donne che abortiscono fuori dalle procedure
previste per legge a causa dell’alto tasso di obiezione: perché ognun*
possa esercitare la sua capacità di autodeterminarsi. Vogliamo superare il
binarismo di genere, più autoformazione su contraccezione e malattie
sessualmente trasmissibili, consultori aperti a esigenze e desideri di donne e
soggettività LGBTQI, indipendentemente da condizioni materiali-fisiche, età e
passaporto.
Se le nostre vite non
valgono, scioperiamo!
Scioperiamo per rivendicare un reddito di
autodeterminazione, per uscire da relazioni violente, per resistere al ricatto
della precarietà, perché non accettiamo che ogni momento della nostra vita sia
messo al lavoro; un salario minimo europeo, perché non siamo più disposte ad
accettare salari da fame, né che un’altra donna, spesso migrante, sia messa al
lavoro nelle case e nella cura in cambio di sotto-salari e assenza di tutele;
un welfare per tutte e tutti organizzato a partire dai bisogni delle
donne, che ci liberi dall’obbligo di lavorare sempre di più e più intensamente
per riprodurre le nostre vite.
Vogliamo essere libere
di muoverci e di restare. Contro ogni frontiera: permesso, asilo, diritti,
cittadinanza e ius soli
Scioperiamo contro la violenza delle
frontiere, dei Centri di detenzione, delle deportazioni che ostacolano la
libertà delle migranti, contro il razzismo istituzionale che sostiene la
divisione sessuale del lavoro. Sosteniamo le lotte delle migranti e di
tutte le soggettività lgbtqi contro la gestione e il sistema securitario
dell’accoglienza! Vogliamo un permesso di soggiorno incondizionato,
svincolato da lavoro, studio e famiglia, l’asilo per tutte le migranti che
hanno subito violenza, la cittadinanza per chiunque nasce o cresce in questo
paese e per tutte le migranti e i migranti che ci vivono e lavorano da
anni.
Vogliamo distruggere
la cultura della violenza attraverso la formazione
Scioperiamo affinché l’educazione alle
differenze sia praticata dall’asilo nido all’università, per rendere la scuola
pubblica un nodo cruciale per prevenire e contrastare la violenza maschile
contro le donne e tutte le forme di violenza di genere. Non ci interessa una generica
promozione delle pari opportunità, ma coltivare un sapere critico verso le
relazioni di potere fra i generi e verso i modelli stereotipati di femminilità
e maschilità. Scioperiamo contro il sistema educativo della “Buona
Scuola” (legge 107) che distrugge la possibilità che la scuola sia un
laboratorio di cittadinanza capace di educare persone libere, felici e
autodeterminate.
Vogliamo fare spazio
ai femminismi
Scioperiamo perché la violenza ed il
sessismo sono elementi strutturali della società che non risparmiano neanche i
nostri spazi e collettività. Scioperiamo per costruire spazi politici e fisici
transfemministi e antisessisti nei territori, in cui praticare resistenza e
autogestione, spazi liberi dalle gerarchie di potere, dalla divisione sessuata
del lavoro, dalle molestie. Costruiamo una cultura del consenso, in cui la
gestione degli episodi di sessismo non sia responsabilità solo di alcune ma di
tutt*, sperimentiamo modalità transfemministe di socialità, cura e relazione.
Scioperiamo perché il femminismo non sia più un tema specifico, ma diventi una
lettura complessiva dell’esistente.
Rifiutiamo i linguaggi
sessisti e misogini
Scioperiamo contro l’immaginario mediatico
misogino, sessista, razzista, che discrimina lesbiche, gay e trans. Rovesciamo
la rappresentazione delle donne che subiscono violenza come vittime compiacenti
e passive e la rappresentazione dei nostri corpi come oggetti. Agiamo con ogni
media e in ogni media per comunicare le nostre parole, i nostri volti, i nostri
corpi ribelli, non stereotipati e ricchi di inauditi desideri.
Se le
nostre vite non valgono, noi scioperiamo. #NonUnaDiMeno #LottoMarzo
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Ciclinprop.Via Mario 12 Vicenza. 2 marzo 2017