Documento 15 luglio

Questo contributo che presentiamo alla discussione ed al voto dei compagni nasce dalla volontà di individuare nuovi strumenti per andare avanti in una situazione politica generale e locale che per molti versi sembra ritornare indietro. Riteniamo infatti che solo attraverso la discussione ed il libero confronto nelle assemblee degli iscritti del nostro come negli altri circoli, sia possibile superare gli errori ed i limiti evidenti di una delle fasi più difficili che il partito della Rifondazione Comunista abbia mai attraversato dalla sua nascita fino ad oggi.Innanzitutto è necessario prendere atto di come i risultati delle elezioni amministrative di Maggio ci abbiano fortemente penalizzato, così come hanno evidenziato un pesante calo dei consensi alle forze dell’Unione e l’aumento del fenomeno dell’astensione, fattori che hanno permesso al centro-destra di affermarsi alla guida di diverse province e comuni.Il dato della somma dei consensi delle sette province dove si è votato mostra un partito perlomeno dimezzato (71.423 voti raccolti da Rifondazione a fronte dei 146.980 e 174.896 voti delle politiche del 2006, rispettivamente di Camera e Senato e dei 100.571 voti delle provinciali del 2002).In particolare nella provincia di Vicenza si sono ottenuti 5410 voti (1,64%), a fronte dei 16.448 e 19.677 voti di Camera e Senato del 2006 e dei 9061 voti delle provinciali del 2002.Nella città di Vicenza il Partito ha ottenuto complessivamente 872 voti (2,4%), un dato da confrontare con quello delle politiche del 2006 (2787 voti alla Camera e la percentuale del 3.8% e 3276 al Senato con la percentuale del 4,8%) e con quello delle provinciali del 2002 (785 voti e il 3,3%).Dei sei collegi elettorali della città Rifondazione riesce a superare la percentuale del 3% solo nel collegio 2, mentre in tutti gli altri resta al di sotto delle percentuali ottenute dai Verdi e dal Partito dei Comunisti Italiani, rispettivamente in città al 3,6% ed al 2,4%.Il partito di ispirazione trotzkista “Alternativa Comunista” ottiene in città lo 0,7% con 264 voti, mentre il dato più significativo è quello legato all’astensione che raggiunge la quota del 45,7%, (il 41,7% in provincia).Il nostro partito è stato penalizzato dall’elettorato perché non è stato percepito come un partito diverso dagli altri, ma anzi come corresponsabile delle scelte antipopolari del governo dell’Unione. I tagli allo stato sociale (sanità, scuola, enti locali), la questione previdenziale, l’aumento delle spese militari e la vicenda Dal Molin (sopra le altre in particolare a Vicenza), sono i principali provvedimenti del governo che hanno determinato il calo dei nostri consensi, la crescita dell’astensione e la vittoria delle destre.La situazione appare quindi estremamente grave, e ad essa non possiamo rispondere con formule politiche studiate a tavolino, né con la nascita di nuovi soggetti politici istituzionali che facciano da contraltare al nascente Partito Democratico, di stampo clintoniano.In questo senso non possiamo condividere le affermazioni di Fausto Bertinotti, il maggiore teorico della Sinistra Europea, riportate su “Alternative per il socialismo”, la nuova rivista da lui diretta, dove sottolinea l’esistenza di un vuoto politico a sinistra che si verrebbe a creare con la fondazione del PD e più in generale con la crisi della politica e della politica di sinistra in particolare. Di fronte quindi ai risultati elettorali ben poco incoraggianti ed alla desolante (per numero) presenza in Piazza del Popolo all’iniziativa per la pace del 9 giugno, promossa anche da Rifondazione, ed alla generale e sempre crescente sfiducia verso il Partito da parte della base e dei militanti stessi, la soluzione che egli propone non è, come sarebbe lecito pensare, un rilancio del nostro ruolo, teso a spostare l’asse del Governo con delle forti prese di posizione, per esempio su tematiche scottanti come le pensioni o la base Usa di Vicenza, ma l’indicazione di confusi, impopolari e contradditori processi di superamento dell’autonomia comunista, ben rappresentati nel progetto della Sinistra Europea che di fatto altro non è che una forzata svolta socialdemocratica che la direzione nazionale sta provando ad imporre al partito.La realtà è che il PRC rischia di fare la fine del PCF, in conseguenza della sua partecipazione organica al governo.In Francia, infatti, dopo la delusione subita dal popolo della sinistra a seguito dell’operato del governo di centrosinistra si è registrata una lenta quanto inesorabile caduta del partito comunista, storicamente uno dei più importanti in Occidente insieme a quello italiano. A seguito della mutazione operata da Robert Hue, che condannò frettolosamente l’intero operato del movimento comunista novecentesco, il PCF si poneva su posizioni effettivamente socialdemocratiche. Le conseguenti lotte interne al Partito hanno causato oltre al calo dei consensi, una ulteriore emorragia di militanti.Il risultato è stato che il PCF, che nell’84 raccoglieva circa il 15 % dei consensi, alle ultime elezioni politiche ha toccato il suo minimo storico (l’1,93%) ed è ora addirittura costretto a mettere all’asta i suoi beni.Alla sua sinistra vi sono tre formazioni di matrice trotzkista (la più significativa Lutte Ouvriere ha ottenuto il 3%) e molti elettori, ormai ex-comunisti, pur di non votare l’odiato centro-destra e non individuando sostanziali differenze nel centro-sinistra, sono confluiti addirittura nell’estrema destra di Jean-Marie Le Pen.Noi riteniamo che per rispondere efficacemente alla situazione grave che si sta creando nella sinistra italiana, sia necessario rilanciare il tema dell’ unità dal basso tra le forze più conseguenti, una unità che si deve realizzare sul piano dei contenuti, nella realtà viva delle lotte e senza rinunciare alla autonomia ed alla identità del partito ed al patrimonio di lotte e di esperienze che il movimento comunista ha acquisito negli anni.Per tutta questa serie di motivi, oltre al metodo con cui è avvenuta, ci siamo da subito opposti alla scelta di intitolare il Circolo cittadino del partito alla Sinistra Europea.Proponiamo invece di intitolarlo ad Antonio Gramsci con una scelta di riferimento che vuole essere di stimolo a un rinnovamento concreto. Rinnovamento, quindi, non solo del nome del circolo cittadino, ma della sua stessa vitalità interna, necessaria per un coerente processo della rifondazione comunista, con la contestuale ricerca della coerenza proveniente dalla memoria storica.Pensiamo, infatti, che anche all’esterno sia importante lanciare un messaggio esplicito, ben determinato e riconoscibile, incapace di produrre dubbio. Ecco perché con il nome di Gramsci si evitano formule incognite, quelle che possono apparire vuote. Sin dal suo primo impatto all’ascolto, alla vista, il nome di Gramsci richiama una identità esplicita, pensiero e contenuto forte, così come l’ intrinseco contenuto delle sue opere, delle sue idee e della sua vita.La scelta è determinata dalla necessità di dotarsi di strumenti critici e culturali per l’interpretazione e l'analisi politica della realtà del capitalismo di oggi e dalla volontà di conferire al circolo il nome di una figura coerente ed attuale a prescindere dal mutare dei tempi.Non meno importante per noi è il fatto che siano i militanti, la base a proporre e definire in modo democratico il nuovo nome del circolo e che la decisione sul nome non sia patrimonio di poche persone o di un ridotto gruppo dirigente, ma l'espressione della volontà degli iscritti.E’ importante che oltre al nuovo nome, si rifletta sulle necessità di dare nuova linfa alle attività concrete del Circolo, che si dia una nuova spinta per la definizione di un piano ricco di iniziative. Innanzitutto la scelta di aprire uno spazio, un luogo fisico, pubblico, riconoscibile anche all’esterno per favorire il libero dibattito ed il confronto tra gli iscritti e per crescere in quantità ed in qualità. La sede che necessita e che avremo. Una sede nuova del circolo che avrà un nome nuovo. Un luogo che significa anche un tempo ben definito per ritrovarci tutti con stabilità e frequenza ben determinata e da tutti nota. Inoltre, è necessario cominciare ad utilizzare anche nuove forme di informazione, aprendo ad esempio uno spazio web, con l’ apertura di un forum, un’area sulle discussioni riguardanti i problemi del territorio, una serie di spazi multimediali tematici oltre al rilancio del modo tradizionale per comunicare tra noi, il libero dibattito al nostro interno ed il confronto pubblico costante per aprirsi alla realtà della vita e della lotta.
Vicenza, 15 luglio 2007

Manifesto del Partito Comunista

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