DOPO LO SCIOPERO GENERALE DEL 12 DICEMBRE



Naturalmente e come era prevedibile, la reazione delle forze reazionarie al governo del paese è stata la pura e semplice negazione dell’evidenza. Secondo i portavoce di Berlusconi, nelle piazze non ci sarebbe stato nessuno, la CGIL si dimostrerebbe una organizzazione irresponsabile e residuale, nessun cenno né alle realtà del sindacalismo di base (cobas, sdl,cub), nè al movimento della scuola.
Sappiamo che la realtà dei giornali e delle tv, è ben diversa dalla realtà che vediamo con i nostri occhi e che possiamo toccare con mano.
Noi a Mestre abbiamo visto migliaia di lavoratori e di studenti, abbiamo visto le decine e decine di pullman provenire dalle diverse città del Veneto, gli altri che sono venuti in treno o con mezzi propri, (dalla sola Vicenza sono partite più di duemila persone).
Sappiamo, inoltre, che nella nostra provincia le percentuali di adesione dalle fabbriche vanno dal 40% dell'industria tessile, al 70% di quella chimica, fino al 90% del metalmeccanico, un po’ inferiore sarebbe il dato dei servizi che si aggira tra il 25% e il 40%, ma anche perché in questo settore ci sono già stati diversi scioperi. Basti pensare all’imponente sciopero della scuola del 30 ottobre che ha portato un milione di insegnanti, studenti e genitori a manifestare a Roma.
Nella scuola a livello nazionale ha scioperato il 45% dei lavoratori, notevole l’adesione sarebbe soprattutto alle elementari e tra i precari, nelle Università si attesta intorno al 50% , mentre nel comparto Ricerca tale percentuale è stata addirittura superata.
Ovviamente questa capacità di mobilitazione fa paura ad alcuni.
Fa paura al Governo Berlusconi, ma fa paura anche ai sindacati consociativi come la CISL e la UIL che lanciano accuse alla CGIL, e fa paura al PD che tenta di cavalcare l’onda della protesta, cercando di evitare forme di autorganizzazione della stessa.
Ma come possiamo leggere il dato dello sciopero di ieri, quale la sua valenza politica e cosa determinerà nel nostro immediato futuro?
Le risposte si trovano solo restando nel vivo delle realtà di fabbrica, nelle scuole e nei quartieri.
Dopo la giornata del 12 possiamo dire che la determinazione a lottare non si è spenta, nonostante il totalitarismo mediatico e la sfiducia determinata dagli errori della sinistra, anche gli errori fatti in passato dal nostro partito.
E’ necessario continuare a lottare in modo democratico, sviluppando forme di unità dal basso, oltre ogni forma di delega, nell’autonomia dal PD e da tutte le forze che hanno come orizzonte il semplice miglioramento dell’attuale modello di sviluppo.
La crisi dell’economia è la crisi del capitalismo, non ci sono margini riformistici, perciò una proposta di uscita da “sinistra” della crisi, che si basi sulla redistribuzione del reddito a favore dei ceti meno abbienti, deve accompagnarsi ad una pratica di costruzione dell’alternativa di sistema.
Cerchiamo le risposte alla base della società, nelle lotte e nella capacità di determinare autorganizzazione, fuori dalle logiche dei palazzi del potere.

Circolo “Gramsci”- PRC-Vicenza

Vicenza,14 dicembre 2008

Manifesto del Partito Comunista

Post popolari in questo blog

Congresso del circolo Gramsci

Il congresso del circolo Gramsci.

Karl Marx ci metterebbe la firma

Karl Marx ci metterebbe la firma